ElisallArena – le foto del concerto

Brava, bravissima!

2 ore e tre quarti, tutte di fila, senza pausa, senza riprendere fiato, di corsa. Un grande show, tanta adrenalina e pelle d’oca.

E quella voce! Una bomba atomica, gestita con una precisione e una tecnica ineccepibili. Energia, energia, energia.

Largamente restituita da un’Arena sempre coinvolta, costantemente pronta a cantare con lei, al posto di lei. Che si diverte, spesso e molto volentieri, a rendere il pubblico il protagonista, lasciandolo cantare, da solo, le sue canzoni.

Non sono mancati gli ospiti, neanche stavolta. Sconosciuti al grande pubblico, perlopiù: Marco Sbarbati, giovane cantautore, che ha aperto, da solo, il concerto; poi Ozark Henry, belga di talento; Jack Savoretti, voce graffiante, con il quale hanno reso omaggio a Lucio Battisti cantando (molto bene) “Ancora tu”; e infine Emma Marrone, l’unica veramente nota al pubblico italiano, con la sua anima rock e tutta la consapevolezza della sua fortuna ad essere lì, con Elisa.

Ecco alcuni scatti della serata. Stavolta non eravamo sotto il palco, che arrivarci, all’Arena, non è questione di fortuna.

ElisallArena!!!

Tra poche ore, Arena di Verona, Elisa in concerto! Chiusura del tour “L’anima vola”, di cui peraltro ho già visto una data: il 22 Marzo scorso, all’Unipol Arena a Bologna.

Di seguito una selezione di scatti di quella serata. Stupenda, grande show, arricchito dalla presenza di un ospite, Giuliano Sangiorgi, Negramaro. Si sa, i due si stimano, e la loro unione artistica funziona che è una bellezza, come testimoniano egregiamente i loro duetti.

E infatti, è pelle d’oca, durante la loro performance insieme.

Tra l’altro, sebbene non avessimo ambizioni particolari di vicinanza al palco (sono passati i tempi in cui si attendeva con ansia l’apertura dei cancelli ore e ore prima), ci siamo trovati in braccio agli artisti. Murphy al contrario. Si sa, è sempre così: se vuoi essere sotto il palco, faticherai anche solo ad entrare nello stadio. Se non ti interessa, cenerai con l’artista.

E stasera l’Arena! Che è sempre un bell’andare, una cornice magica, in una meravigliosa Verona. Tra l’altro, è dietro casa.

A chi stasera sarà lì, a più tardi!

La proposta matrimoniale

Poco più di un anno fa, esattamente il 14 Settembre 2013, facevo alla mia ragazza la proposta di matrimonio.

Sembra che ne siano passati dieci di anni, invece di uno soltanto. Durante questi 365 giorni abbiamo organizzato il matrimonio (si fa presto a scrivere, ma farlo è un’altra roba: chi c’è passato, specie i maschietti, capiscono cosa intendo!), lo abbiamo celebrato, siamo andati in viaggio di nozze Iin Canada, per la cronaca). E, peggio, siamo anche già tornati.

Tornando alla proposta, gliel’ho fatta a Villa Balbianello, Lago di Como. Non per vantarmi (anzi, un po’, proprio sì) ma ripeto: Villa Balbianello.Posto incredibile. Villa fantastica, giardino-che-poi-è-un-parco allucinante, vista mozzafiato… posto da favola, insomma. E, non trascurabile, ci hanno girato un po’ di Guerre Stellari (un po’ nerd, ma… fico!).

E pensare che non era lì che avevo pensato di chiederglielo. Sì, perché il viaggio si componeva di quattro tappe: Menaggio, sul la go di Como; poi Stresa, sul Lago Maggiore; poi Assisi, ed infine Siena. Lo so, mi rendo conto che è un po’ schizofrenico, soprattutto considerando che il punto di partenza e arrivo è Modena… ma tant’è, non è che parliamo di chissà quali distanze, si può fare. E infatti è stato magnifico.

Doveva essere Assisi il posto giusto. Perché comunque Assisi è straordinaria, bellissima. E poi pensavo che una città così densa di spiritualità, di raccoglimento, avrebbe certamente offerto tante opportunità, tanti momenti soli io e lei, romanticismo a go-go… me non ero mai stato sul Lago di Como. E neanche sul Maggiore, per la verità. Per cui, dopo due giorni, ho capito che era lì che non mancavano le opportunità, e che avrei potuto pentirmene se me le fossi lasciate sfuggire.

E così, ho cominciato ad andare in giro con l’anello riposto in una delle scatole destinate agli obiettivi della reflex, certo che non le avrebbe mai aperte. Perché, non appena si fosse presentata la situazione giusta, avrei estratto il coniglio dal cilindro… Ed è qui che arriva l’ingenuità, quella tipicamente maschile. Ero convinto, pensate un po’ (mi viene un sorriso di autocompatimento, a ripensarci), che al terzo giorno di vacanza di quattordici previsti, le avrei chiesto di sposarmi, incassato il sì, e poi avremmo rimandato l’inizio dei preparativi al ritorno a casa. Cioè, credevo VERAMENTE che lei (una donna) avrebbe accantonato il tema matrimonio per 11 (undici!) giorni consecutivi. Avevo addirittura pensato che lo avremmo detto alle rispettive famiglie una volta tornati, per farlo dal vivo.

Poveretto.

Illuso.

Uomo.

Naturalmente, invece, il giorno dopo, complice una giornata di pioggia più novembrina che settembrina, aveva stilato la prima bozza della lista degli invitati. Avevamo giù telefonato al mondo per comunicare la novella. E cominciava a parlare di tableau (ovviamente, non sapevo cosa fosse), di colore del matrimonio (non sapevo neppure questo) e di centrotavola.

Lo sospettavo già, perché comunque fa parte dei luoghi comuni, ma ho avuto la certezza che in determinate situazioni le donne e gli uomini sono diversi. Ma diversi diversi, tipo due specie animali differenti, come scimmie ed elefanti, o pappagalli e coccodrilli. Pianeti differenti. Il matrimonio è una di queste situazioni. E lo si vede anche nella reazione delle altre persone, quando dici loro che ti sposi.

Comportamento degli uomini sposati: sguardo di compatimento, sorrisino di consapevolezza, e una frase del tipo: “sei sicuro?”.

Comportamento degli uomini non sposati: sguardo stupito, incredulo, come di chi pensa che sei veramente strambo, e una frase del tipo: “sei sicuro?”.

Comportamento delle donne, tutte le donne: immediatamente la loro voce si alza di tre ottave, trasformandosi in una specie di ultrasuono, cominciano a saltellare abbracciandoti e battendo le mani, dimostrandoti una felicità ed una contentezza che non avrebbero neanche dovessero sposarsi loro stesse. E non importa quanto ti siano affettivamente vicine. Tutte reagiscono così. Perché è il matrimonio, che diamine.

Comunque, tornando ai luoghi, signori miei ecco la conclusione: più viaggio, e più mi convinco che l’Italia, in quanto a bellezza, è ineguagliabile. Insomma, non ce n’è. Dove ti giri, trovi natura, arte, storia, cibo…in una parola, bellezza.

Sicurezza è un morbido cagnetto!

Questa è Selly. Anzi, era. Cioè, è ancora Selly, solo che è cresciuta. E’ il cane di mia moglie, cioè un po’ anche il mio, visto che ovviamente viviamo insieme. E visto che anche a me tocca portarla fuori nelle gelide serate di inverno, magari sotto la pioggia, o ad agosto, sotto il sole cocente, che caldo o freddo i bisogni van fatti. E poi io sono il suo preferito, ma questo mia moglie non lo ammetterà mai.

La foto è del 18 Maggio 2004, il giorno in cui è arrivata. Me lo ricordo bene: mia moglie era la mia morosa, e come di consueto ero da lei a studiare. Era primo pomeriggio. Già da qualche tempo avevo fatto pressing su suo padre, affinché acconsentisse a prendere un altro cane (la prima, l’amatissima Sissi, se ne era andata da qualche anno. Il dolore che causò la sua dipartita convinse il padre a non prendere più animali. Evidentemente, ci ripensò).

Insomma, eravamo lì che studiavamo, in cucina, un giorno come un altro, quando suo padre entrò. Capitava di frequente, lui abitava lì. Stavolta però si piazzò di fronte a noi, come ad attendere qualcosa. Lo guardammo inebetiti, senza capire cosa volesse, con lo sguardo un po’ impaziente che solo due studenti già troppo stressati dagli impenetrabili teoremi di analisi matematica (per me) o dalle procedure penali (per lei) possono avere. Dopo qualche istante di sguardi reciproci, udiamo un flebile scampanare; e vediamo far capolino nella porta, a non più di 12 centimetri da terra, la testa del cosino che vedete sopra. Al collo, un biglietto di auguri, giacchè il 20 maggio è il compleanno di Barbara.

La reazione della studentessa è pacata: come neanche la Cagnotto campionessa europea, si tuffa sul pavimento abbracciando dolcemente (?) il cucciolo (spaventandolo a morte, secondo me, circostanza naturalmente negata dalla neotuffatrice).

Da allora, Selly è la nostra fedele compagna di tutti i giorni: quattro uscite, una immancabile giocata serale (e attenzione, Natale, Capodanno, Ferragosto, Pioggia, Neve, grandine, febbre, varicella o chissà cos’altro, non c’è verso: BISOGNA giocare!), compagnia continua. E se c’è una cosa su cui puoi contare, una sola certezza nella vita, bhè, certamente è il suo affetto, la sua disponibilità a starti vicino.

Di seguito, Selly com’è oggi, durante una sessione di gioco all’aperto. E’ cambiata, lo so, e anche le giocate sono meno intense e più brevi, che dieci anni, per un cane, son mica bruscolini. Ma l’entusiasmo, quello no, non è cambiato.

…must a man walk down…

Camminare, respirare, faticare, giungere. Vivere.

L’esperienza dell’anno scorso è stata illuminante. Come ho accennato brevemente qui, dal 27 al 31 luglio 2013 ho camminato da San Severino Marche ad Assisi, accompagnando il mio amico Simone che doveva controllare la percorribilità del percorso individuato sulle mappe. Solo quattro giorni, certo, ma sorprendenti, per diversi aspetti.

Prima di tutto, non avevo mai percorso un trekking su più giorni. E questa è la vera scoperta:il sudore, il caldo opprimente, la fatica, tutto, e anche di più, completamente ripagato dalla soddisfazione finale dell’arrivare. Ma anche la possibilità di godersi ogni veduta, ogni panorama che varia, passo dopo passo, curva dopo curva, lontano dal traffico, dal rumore di tutti i giorni, immersi nella natura.

Poi la scoperta di questa Italia “minore”, come la chiama Simone, non perché sia meno bella di quella compresa nei grandi itinerari turistici, ma soltanto perché è essenzialmente sconosciuta. E molto ingiustamente, perché lasciano senza fiato i paesaggi appenninici, gli infiniti borghi arroccati, i laghi cristallini, i rii e i fossi sempre pieni d’acqua.

Quest’anno si è ripresentata l’occasione di seguire Simone, ma lungo l’altro itinerario, “Il cammino di San Benedetto” (se siete curiosi, andate a vedere qui).

L’ho raggiunto a Leonessa (RI), pittoresco borgo che domina l’omonimo altopiano (in quanti la conoscono? Eppure è una meraviglia!), e di lì l’ho accompagnato attraverso il Lazio, fino a Montecassino. Lo ammetto, stavolta si è camminato ben poco: eravamo in auto. E’ che Simone aveva bisogno di qualcuno che portasse i bagagli e l’attrezzatura varia al termine della tappa mentre lui se la percorreva a piedi o in bici, in modo da effettuare manutenzione e segnare i punti in cui fosse necessario montare segnaletica. Però così ho approfittato per fare fotografie, potendo, questa volta, portarmi dietro la reflex e tutta l’attrezzatura…e mi sono divertito. Non sapete quanto.

Se siete curiosi, e magari le foto sotto vi stuzzicheranno, andate a vedere il link sopra. E, se potete, seguite il mio consiglio: partite.

How many roads…

Succede, un paio di anni fa, che la mia allora morosa decise di studiare teologia.

Lei è religiosa. Le interessava approfondire, e non è facile farlo da soli, c’è bisogno di qualcuno che ti guidi. Sì, insomma, non è che la Bibbia sia il classico libro che si possa leggere in spensieratezza.

E così si è iscritta. E ha conosciuto qualche compagno di corso.

E’ qui il punto, conobbe Simone. Circa 40 anni molto ben portati, molto devoto, persona simpatica e interessante.

Finisce che lo conosco anche io, una sera, in cui presentava un libro che aveva scritto: “Il cammino di San Benedetto”. Lo presentava a Maranello, che è anche il suo paese di residenza da sempre.

Il Cammino di San Benedetto è una guida; consente a chi lo possiede (e lo legge, possibilmente) di camminare sulle orme di San Benedetto da Norcia, in Umbria, a Montecassino, in Ciociaria, basso Lazio. 300 Km circa in 16 tappe, attraverso zone meravigliose. Ma veramente meravigliose, non so se le conoscete; io le ho intraviste quest’estate, proprio con Simone. Sono rimasto stupefatto, per la bellezza degli ambienti naturali, per quanto sono caratteristici i paesini arroccati sugli appennini, per quanto sono succulente le specialità eno-gastronomiche.

Poi Simone ne ha scritto un altro, di libro. Un’altra guida, “Italia Coast to Coast”. Come si capisce dal titolo, si tratta di un cammino che porta da una costa (quella orientale, sull’Adriatico) all’altra (sul Tirreno) d’Italia. Stavolta i Km sono circa 340, per 18 tappe previste.

Quando ho conosciuto Simone stava scrivendo questo libro. Ed è stupefacente come fa: partendo dalle mappe, traccia un possibile itinerario, tenendo conto della lunghezza delle tappe, che non deve essere eccessiva; della bellezza dei posti, cercando di toccare i più significativi della zona; dei dislivelli, che non devono uccidere il pellegrino; e cercando di evitare l’asfalto, che non piace a chi cammina. Poi va a verificare personalmente l’itinerario ideato. Bisogna controllare che i sentieri presenti in mappa esistano ancora, che siano aperti, ecc.. insomma, che sia praticabile.

Andai con lui a verificare un breve tratto di percorso, da San Severino Marche ad Assisi. Dalle Marche all’Umbria, circa 80 Km in 4 giorni.

Ecco alcune immagini di quella fantastica esperienza. Ma il tema, vi assicuro, merita grande approfondimento.

L’ultimo bicchiere

“Riccione è un bordello. Un bordello a cielo aperto. Cosa viene a fare la gente qui, se non per scopare?”

Questa fu la sobria sentenza che Antonio, mio amico di allora, mi sciorinò tornando dalla spiaggia un tardo pomeriggio di vent’anni fa.

Mi sembrò eccessivo. Ero più giovane.

Invece, aveva ragione. Almeno in gran parte. D’accordo, è vero che c’è anche chi va lì perché ci va da trent’anni, o perché “c’è sempre qualcosa da fare” e via dicendo. Ma tutti gli under 25 ci vanno per divertirsi. E mica in sala giochi.

Io ci sono andato per gran parte della mia gioventù, e mi ci sono divertito un sacco: beach-volley, gran bagni (lo so anch’io che esistono mari più belli, ma sticazzi, che a una certa età non importa), e poi la sera fuori, fino a mattina, tutte le sere. Bello, dai che era bello.

Ma la cosa che più mi è rimasta, ed è questo che più di tutto mi lascia un buon ricordo di allora, sono alcuni amici, fra i più cari che ho.

Ci torno ogni anno, a passare qualche giorno di totale relax, a fare un pochino di vita da “pensione completa”: colazione-lettinoinspiaggia-pranzo-lettinoinspiaggia-cena-girettovialececcarinidante-letto. Che non si faccia troppa fatica, sono in vacanza.

Sabato ero là, e anche ieri. La Romagna non è la Sardegna, e neanche la Sicilia, ma a volte il cielo è bello anche lì.